Vivere con una malattia cronica e cercare di lavorare è una sfida.
Questa è una testimonianza di una donna ( Emilia Nelson) che soffre di fibromialgia la quale è stata fortunata nella ricerca di un lavoro adatto alla sua malattia cronica ma, quante di noi non sono così fortunate?
Stavo facendo il lavoro dei miei sogni lavorando con i bambini. Vedevo fino a 14 bambini in otto ore. Le sessioni erano di 30 minuti e un nuovo bambino attendeva una volta che finivo con l’ultimo. C’era poco tempo per completare i miei documenti e non potevo lasciare di perdere anche il mio tempo libero. Lo stress quando entravo dalla porta era sbalorditivo. Non pensavo di riuscire a superare la giornata nell’ultimo anno e mezzo. C’erano molti giorni in cui andavo nel mio piccolo ufficio, chiudevo la porta, spegnevo la luce e dovevo cercare di alleviare i miei attacchi di panico.
È stato dopo uno di questi attacchi di panico che ho capito che questo non era il posto per me. Amo quello che faccio, ma non l’azienda per cui lavoro. Non è una questione di soldi, la terapia pediatrica è importante, riguarda i bambini. Il mio compito è migliorare la loro vita. Ho iniziato a cercare un nuovo posto di lavoro, perché non potevo continuare a stare male.
Una domenica, cercando online un nuovo lavoro ho fatto domanda per un posto più vicino a casa. Il giorno dopo ho ricevuto una telefonata dal proprietario e abbiamo parlato per 45 minuti. Era accomodante e mi ha offerto il lavoro pochi giorni dopo. È stata una benedizione per me e non mi aspettavo una cosa così. Ora, non so cosa fare con tutto il mio tempo extra.
Mi ha detto apertamente: “Potrei fare più soldi e darti più pazienti, ma ti esaurirai e mi lascerai“. Come a qualcuno il cui stress crea dolore fisico, questa era la cosa migliore che un capo potesse dire. La mia vita ora ha meno stress e meno dolore.
Dobbiamo trovare la carriera perfetta che nutra la nostra anima e ci dia un modo per soddisfare i nostri limiti.
È possibile.
Continua a provare.
Non rinunciare alla ricerca.
Non è facile trovare un lavoro oggi ma non è giusto lasciare che i nostri datori di lavoro non capiscono il nostro stato di salute, ove possibile “alzate la voce” non distruggetevi che ci pensa già il nostro dolore.
Grazie