La nascita ufficiale dei gruppi di Auto Aiuto risale al 1935, anno in cui nascono gli Alcolisti Anonimi, negli USA, quando un medico ed un agente di borsa scoprirono di poter rimanere sobri solo grazie all’aiuto e al sostegno reciproco. Tutto cominciò così, da una lunga conversazione telefonica tra due uomini che avevano in comune uno stesso problema, erano alcoldipendente.
Obiettivo principale del Gruppo era dunque aiutare i propri membri ad uscire dallo stato di dipendenza. Successivamente si sviluppò il concetto di self-help moderno, che verteva sulla responsabilità individuale per raggiungere un cambiamento della persona con tappe stabilite e ben precise per poi arrivare all’obiettivo finale, cioè alla totale sobrietà.
I gruppi di Self-Help si diffusero velocemente negli USA ed in Europa, applicando i loro principi non solo al problema dell’alcolismo, ma anche ad altre forme di dipendenza.
Successivamente, negli anni 70 i gruppi di Auto Aiuto ebbero un ulteriore sviluppo. Nascono molti gruppi di self-help organizzati con modalità diverse e rivolti alle molteplici tipologie del disagio presenti nella nostra Società.
Che cos’è l’Auto Aiuto?
Nel 1987 l’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) lo definisce così:
Per auto aiuto si intendono tutte le azioni intraprese da persone comuni (non professionisti della salute) per mobilitare le risorse necessarie a promuovere, mantenere e ristabilire la salute degli individui e della comunità
Quel concetto “ristabilire la salute” è anch’esso importante. Perché?
Sempre l’OMS, (Organizzazione mondiale della sanità) definì il concetto di “Salute”nel 1946, “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia e di infermità”, modificato successivamente nel 1986 in “La salute consiste nell’occuparsi di sé e degli altri, vale a dire prendere decisioni ed essere padrone delle condizioni della propria esistenza, vegliando affinché la società crei le condizioni che permettono ad ognuno dei suoi membri di goderne”
In questo concetto, viene sottolineata la necessità di valorizzare e stimolare lo sviluppo delle capacità autonome dei soggetti nel far fronte alla salute, non solo della propria salute ma anche quella dell’altro.
Ecco quindi, come in questa società sempre più globalizzata dove la salute e la malattia sono diventati un affare scientifico e artificiale che non riguarda più l’uomo, dove il sistema sanitario e la medicina ufficiale hanno perso la prerogativa di curare, di promuovere la salute delle persone, in questo scenario, il concetto di Auto Aiuto, questo “inconsueto approccio” ad un metodo di auto cura, può divenire sempre più una risorsa importante e irrinunciabile per i cittadini, ma anche per le istituzioni.
In pratica quindi, i gruppi di Auto Aiuto sono costituiti da persone che sentono di avere un problema in comune e che si riuniscono per cercare di fare qualcosa per affrontarlo; questo qualcosa può essere un lutto, un disagio, una malattia una dipendenza, qualcosa che stando insieme, in cerchio e con poche pochissime regole si affronta meglio, si condivide, si rende l’altro partecipe di un qualcosa che potrebbe essere di aiuto, un supporto all’altro.
Nel cerchio, in gruppo, si schiude uno spazio dove tutti parlano la stessa lingua e, in senso non solo simbolico, lo spazio vuoto nel mezzo del cerchio dei partecipanti si mostra capace di accogliere l’espressione anche di quelle emozioni che a volte è difficile raccontare perfino a se stessi.
Il riconoscimento e l’accettazione della propria e altrui vulnerabilità si lega alla consapevolezza di essere al tempo stesso risorsa per gli altri e per l’intero gruppo, questo comporta un crescente senso di responsabilità e di appartenenza. La generosità con cui si offre sostegno ai componenti del gruppo difficilmente è paragonabile a quella che si è disposti a usare nei propri confronti e questa scoperta, quando viene sperimentata in prima persona, si traduce nel sentirsi di nuovo utili per gli altri.
Per me è magico quel cerchio, quello stare insieme alla pari. Un tempo, ricordate, ci si riuniva in cerchio per discutere, per danzare, per condividere. Quel cerchio di persone fa sì che nessuno è a capo della situazione ma tutti quelli nel gruppo sono chiamati alla propria individualità nel formare quel gruppo in cerchio, tutti si possono guardare negli occhi, tutti sono alla pari. Non ci sono scrivanie o tavoli che dividono le persone, il centro del cerchio è infatti di fondamentale importanza, rappresenta una guida, un punto di riferimento che non si deve perdere.
Per me un gruppo di Auto Aiuto, considerato il fatto che ho voluto fortemente un gruppo per la mia malattia, la Fibromialgia, è essere aiutata aiutando gli altri.
Dopo aver preso consapevolezza della malattia, decisi che dovevo far qualcosa di più che prendere farmaci, fare la giusta attività fisica e tutto quello che i medici mi consigliavano ed è per questo che ho voluto fortemente creare un gruppo di auto aiuto. Volevo essere aiutata aiutando gli altri, è questo lo spirito dei gruppi di auto aiuto. Come portatrice di una malattia cronica ed invalidante, mi sono messa in gioco, ti metti in discussione ti metti al pari dell’altro che è uguale a te con la tua malattia, e dai qualcosa di tuo in cambio di qualcosa dell’altro. quello di aiutare me aiutando l’altro nella mia stessa condizione.
E’ questo quello che penso dell’Auto Aiuto al di la della giusta definizione che l’OMS fece nell’anno 1987.
Credo anche che non è facile per tutti prendere consapevolezza di una condizione sia essa di malattia o di altro ma, alla luce di quello che è avvenuto dopo i primi giorni di incontro del gruppo oggi mi rendo conto che ho realizzato qualcosa di importante soprattutto per me ma non solo per me.
E’ doveroso affermare anche che, l’Auto-Aiuto non deve trasformarsi in un vincolo indissolubile,
creando un legame di dipendenza; è importante che le persone debbano poter fare progetti grazie alle potenzialità che offre il loro gruppo, ma debbano anche guardare al di là di questa esperienza, affinché la loro esperienza nel gruppo con l’Auto Aiuto costituisca uno “strumento per la vita” e non si cristallizzi in una “scelta per la vita”.
La resiliente
In psicologia, la resilienza è un concetto che indica la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.
La persona resiliente è proprio quella che riesce a non farsi travolgere da eventi drammatici, luttuosi, ma che riesce a dare un senso a quanto accade e a trovare le risorse per andare avanti.
Le persone resilienti sono coloro che immerse in circostanze avverse riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti.
Personalmente credo che si possa essere un po tutti resilienti, basta crederci fermamente, prima in noi stessi e poi nella forza della condivisione dello stesso malessere dello stesso problema.
Solo così, penso possiamo raggiungere quegli obiettivi che all’inizio sembrano insormontabili ma se condivisi, ad esempio con un gruppo di Auto Aiuto, sono alla nostra portata.
Non è stato facile, non è facile ma ci dobbiamo provare per dire dopo ed io l’ho detto:
“Nessuno ha detto che sarebbe stato facile. Hanno solo promesso che ne sarebbe valsa la pena”
(Harvey Mackay)